Piccola frazione del comune di Mezzana posta a 1487 m, che domina la Val di Sole grazie alla sua bella posizione panoramica. Classico insediamento montano come il vicinissimo paese di Menas; entrambi conservano fortemente le tradizioni locali e ancora oggi l’agricoltura, l’allevamento e lo sfruttamento delle risorse boschive, rappresentano una delle principali risorse dell’economia locale.
Ortisé deriva il proprio nome dal latino “urticetum”, luogo cioè dove crescono le ortiche. Centro noto nei documenti fin dal medioevo, Ortisé occupa un posto di primo piano nella storia per aver dato i natali al celeberrimo micologo Giacomo Bresadola. Nato a Ortisé nel 1847, intraprese la carriera sacerdotale, unendo alla cura delle anime una straordinaria passione per la botanica ed in particolare la micologia. Micologo di fama mondiale, è riconosciuto in tutto il mondo come il padre della scienza moderna dei funghi. Morì a Trento nel 1929.
La chiesa di San Cristoforo esisteva già nel XV secolo. Nel 1516 si realizzò l’avvolto interno con costoloni di foggia gotica. In seguito pittori della cerchia bascheniana decorarono le pareti della navata con affreschi, di cui restano pochi frammenti. Custodisce tre altari lignei risalenti al XVII e al XVIII secolo: il maggiore è attribuito a Giovan Battista Bezzi. Preziosa è la tela raffigurante una Sacra Conversazione dipinta dal lombardo Cipriano Valorsa nella seconda metà del Cinquecento. All’esterno della chiesa è collocato un busto, modellato nel 1966 da Davide Rigotti, del famoso micologo Giacomo Bresadola originario di Ortisé.
La sua posizione a 1517 m sulle pendici della maestosa Cima Vegaia, lo rende uno dei paesi più alti della Val di Sole. Classico paesino di montagna, composto da case in stile tipico alpino e fienili che ricordano il passato contadino e l’ attività agricola che viene svolta tutt'oggi. La felice esposizione al sole fu degna di nota e cent’anni fa don Arvedi lo descrisse con queste parole: “tanto era sferzato dal sole che quasi quei villici sono bruni di colore”.
Si tratta di un centro abitato in tempi assai remoti, come è testimoniato dal suo nome, derivante dal personale etrusco “Mane”. Paese nel quale l’allevamento era sviluppato sin dai tempi medievali, come testimoniano i registri fiscali del principato vescovile trentino, Menas diede i natali a Dario Toffenetti, staordinaria figura di imprenditore che, emigrato in America, precisamente a Chicago, divenne in breve tempo uno dei più grandi albergatori e ristoratori d’America, chiamato “il re delle patatine fritte”, intimo amico del presidente J.F. Kennedy.
Lungo la strada che da Ortisé conduce a Menas sorge la chiesetta cimiteriale di San Rocco, ricordata in documenti cinquecenteschi. La facciata è a capanna, il campaniletto a vela e il tetto in scandole. La statua lignea del santo titolare risale al 1902. La testimonianza storica e artistica più importante è la campanella del 1441, la più antica della valle, risparmiata durante le requisizioni della prima guerra mondiale. E’ decorata con le immagini di una Crocifissione, della Madonna col Bambino e di San Michele. Fu realizzata da Pietro de Phara.
Sorto a monte di Mezzana, di cui è frazione, Roncio è un minuscolo agglomerato/abitato di caratteristiche abitazioni montane, popolato da appena una ventina di persone e immerso nel bosco. Da Roncio si può godere di un fantastico panorama sul versante opposto della valle, sulla media valle e sulle cime delle Dolomiti di Brenta.
Il piccolo villaggio è ricordato nel 1292 come de Runtio. Il toponimo deriva, secondo Giulia Mastrelli Anzilotti, dal latino rumex–ice(acetosa), ma potrebbe significare anche “roveto”. La sua storia è strettamente legata a quella di Mezzana. Ospitò sempre famiglie di contadini e allevatori. Alla fine del ‘500 fu costruita la chiesetta dedicata ai santi Romedio e Barbara.
La chiesetta a navata unica fu consacrata nel 1593. Sulla parete destra dell’aula è visibile un affresco del 1601 raffigurante la Madonna col Bambino, stilisticamente vicino alle opere solandre del pittore Valorsa. L’unico altar maggiore in legno intagliato e dorato è opera seicentesca della bottega ramusiana; fu poi modificato dagli scultori Bezzi. La pala ottocentesca è attribuita al pittore locale Agostino Gosetti. Gli altri dipinti, settecenteschi, sono opera dei Dalla Torre, artisti di Mezzana.
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